Posted on 23 giugno 2020
E’ proprio vero che le cose belle non si fanno in fretta, come nel lavoro artigianale di un fotografo, dove prevale la passione.
Vi racconto la storia di una domenica mattina di cinquanta anni fa circa, io avrò avuto 3/4 anni, mentre mia mamma aspettava di andare alla messa delle nove, mio babbo si accorse che due piccioni tubavano sul tetto del garage, così corse a prendere la macchina fotografica e in silenzio si avvicinò più possibile ai “soggetti”, erano circa le otto e mezza…
Inizio del corteggiamento da parte di “lui”…
“lei” in un primo momento non ci sta…
Sei scatti in sequenza uno dietro l’altro! , si avete capito bene, sei scatti in sequenza e non 600 o 1000 come usa fare da “i fotografi” di oggi per poi andare a sceglierne sei.
Bacini…
Bacini…
Sei scatti, aspettando, con pazienza e dedizione, che i soggetti si muovessero e assumessero posizioni significative.
L’atto…
Et voilá…
Andammo alla messa a San Pierino perché era l’ultima della mattina a mezzogiorno.
Scattati a mano libera con una PETRI FT obiettivo focale 180mm, pellicola diapositiva AGFA CT 18. Tuttora mio babbo è gelosissimo di questa sequenza, ai tempi, per lasciarla intera, sviluppò la pellicola senza montarla su i telaietti.
Nel 2005 ho scansionato sia la sequenza che fotogramma per fotogramma, per poterci fare un calendario pubblicitario per la nostra ditta.
Ora sono esposti in bellavista all’interno del nostro negozio, nel formato 30×40 stampati su cibacrome.
Categoria: Fotografia, Info, Tecnica Fotografica Messo il tag: cibacrome, diapositive, fotografia, fotografia analogica, fotografo, Pier Luigi Sgherri Fotografo
Posted on 21 febbraio 2017
Sulla scia del ritorno alla pellicola, (Kodak ha annunciato che a metà 2017 mette nuovamente in produzione la pellicola diapositiva Ektacrome), e anche per un ritorno al “vintage”, dato che ho notato che da un po’ di tempo c’è curiosità da parte dei giovani che ritrovano le “vecchie” fotocamere a pellicola, dei genitori o addirittura dei nonni, e hanno la curiosità di riattivarle, per “vedere cosa viene fuori”, e non per ultimo perché mi viene chiesto di poter “vedere” cosa c’è nei fotogrammi dei vecchi negativi o addirittura nelle vecchie lastre 9×12 trovate dentro i cassetti.
Per questi motivi mi son deciso a ricomprare uno scanner di qualità che scansiona in alta risoluzione sia fotografie sia trasparenti come negativi e diapositive, proprio per far “rivivere” le vecchie immagini e cercare di recuperare dei frammenti di storia.
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